Il simbolo di Claudio Tonelli

IL SITO DI CLAUDIO TONELLI

Una punizione esemplare


Ho la testa dolente. Mi fa male.

E' sera, e pensavo che un po' di relax avesse giovato alla mia mente e al mio corpo. E invece niente.

Non voglio, ma una forza misteriosa mi costringe a pensare agli avvenimenti di questi giorni.

Una congiuntura di eventi sfavorevoli. E' la definizione migliore per descrivere l'impatto emozionale di questo periodo.

Io non conosco i motivi, ma vorrei chiedere a Buddah, Allah, Maometto, Confucio, Dio perchè la sorte si è accanita così selvaggiamente nei miei confronti.

E' facile dire che il tempo cancella il dolore.

E se invece lo rinforzasse? Se la cieca solitudine che il tempo ti costringe ad accettare non fosse altro che un gioco meschino della vita che dapprima ti attira tra le sue spire mostrandoti solo le sue bellezze, e poi, con inganno infimo, ti stritola mostrandoti con orgoglio il lato dell'oscura disperazione.

Ho percorso chilometri.

Sono andato da una città all'altra per trovare una soluzione.

Mi sono prostrato di fonte alle immagine sacre.

Mi sono umiliato davanti alle folli.

Ho strisciato mangiando polvere e non ho mai protestato.

Mi hanno picchiato e non mi sono mai difeso.

Poi mi sono fermato e mi sono guardato intorno.

Nulla era cambiato.

Ho preso una pistola, l'ho puntata alla tempia, e ho fatto fuoco.

Ora non so dove sono.

Però posso vedere il mondo. Posso vedere le genti e la loro vita.

Sono costretto a guardare. Gli occhi mi fanno male dal vedere, ma non posso abbassare le palpebre.

Sembra che io sia condannato a osservare.

E così vedo le guerre, gente che piange. Gente storpia attaccata alla vita.

Vedo bambini che non sorridono.

Vedo i loro occhi silenziosi, incapaci di fare un sorriso. Ma sento lo sguardo che mi perfora dai tanti perchè.

Non vedo giochi, non vedo libri, non vedo cibo.

Vedo la disperazione che sparisce per una semplice carezza, per una manciata di riso, per una parola di consolazione.

Ho le lacrime agli occhi. Non per le palpebre, ma per il mio gesto.

Mi sono ucciso come atto di protesta per una vita vissuta indegnamente. Credevo in questo gesto.

Ma ora mi rendo conto della mia cecità.

Non ho saputo apprezzare la vita nei suoi momenti più semplici.

Ho sempre contestato, protestato, ho vissuto nella mia ignoranza.

Ora che ho capito questo, non mi pesa la mia condanna perchè è la mia giusta punizione.

Non consentire

OK

Questo sito web non fa uso di cookies ma potrebbero essere usati dai collegamenti esterni.