Il simbolo di Claudio Tonelli

IL SITO DI CLAUDIO TONELLI

Elisa


Elisa è il suo nome.


Simpatia, bellezza ed eleganza accompagnano il suo modo di fare.

I riccioli biondi cadono, con delicatezza, sulle spalle piccole, come si conviene ad una gentil fanciulla, e gli occhi azzurri, come quelli della madre, guardano il mondo con quella gioia che solo l’innocenza e la purezza possono permetterlo.

La pelle bianca e morbida, con quel profumo di fresco, lascia il segno, nel cuore, quando, con quella sua manina mi accarezza il viso e mi abbraccia, baciandomi con le labbra rosse di vita.

Elisa ha un dono particolare: colora l’esistenza e dona allegria a chi le sta vicino.

Indipendente quando vuole ma ruffiana all’occorrenza, si atteggia a comportamenti da donna adulta, mimando situazioni reali che si trasformano in ironiche scenette, confidando nel suo sguardo accattivante e nella goffa gestualità  che le procura consensi e risate.

E’ una buffa intelligente, una scaltra imbrogliona, una ineguagliabile simpatica canaglia,  un’adorabile fusione di dolcezza e soavità: è la parte migliore della mia vita.

Lungo la strada che ci avrebbe portato al mare, Elisa mi rende partecipe della sua crescita con le domande più strane, e l’attesa per la risposta è seguita dai suoi occhi che mi fissano, incessantemente, fino a che il suo sapere non è pienamente soddisfatto.  

Mi piace guardarla quando lei non se ne accorge e con la coda dell’occhio scruto i suoi movimenti e mi resta difficile stare serio e concentrato alla guida.

Quando era molto piccola, mi ricordo che i nostri sguardi rimanevano incollati per momenti lunghissimi e bellissimi: i suoi occhioni dal colore indefinibile comunicavano con me e mi trasmettevano una sorta di energia positiva. Dopo una pesante giornata lavorativa, questo rito mi donava il sorriso e ricaricava il mio spirito.

Siamo arrivati al mare.

Elisa è impaziente di scendere e di rivedere le sue amichette. Parcheggio vicino ad un capannone che serve da garage per i motoscafi di medie dimensioni e con Elisa mi avvio al nostro club.

La giornata è splendida, un leggero venticello mitiga la temperatura e agita le bandierine colorate esposte su ogni barca.

Elisa si precipita verso una stanza dalla quale escono delle voci che improvvisamente aumentano di volume e che si accompagnano a risate sfrenate: il momento, da lei tanto desiderato, era arrivato.

La sento parlare incessantemente con i suoi buffi errori grammaticali e la vedo agitarsi per la gioia dell’incontro.

Mi dirigo verso un ripostiglio, prendo un paio di bombole da sub e le collego al compressore per riempirle di aria. Per domani è prevista una immersione notturna e anch’io non vedo l’ora di immergermi nelle bellezze del mare.

Prendo anche un erogatore e provo a smontarlo per pulirlo dalla salsedine e mentre sono concentrato in questo lavoro, Elisa entra con le sue amichette e si siede curiosa a guardare il mio operato. E inizia con le sue domande, ma non solo lei, anche le altre. Mi sento un po’ in imbarazzo visto che ad ogni risposta si susseguono il doppio dei perchè, fino al punto in cui lancio una sfida: la prima che mi porta una conchiglia rosa avrà come premio un giro in gommone fino allo Scoglio Grande. Spariscono, si polverizzano con una velocità incredibile per vincere la gara; almeno per qualche minuto sarò libero di finire ciò che avevo iniziato.

E’ passata quasi una mezz’ora e le bimbe non tornano, così esco e vado sul pontile per assistere ad una scena esilarante.

Elisa, leggermente ricurva, con il dito indice in alto sta catechizzando un bel cane di razza Terranova, il quale ascolta con pazienza anche se più di una volta gira la testa verso di noi con affare un po’ indeciso e pensieroso, sbadigliando di tanto in tanto. Poi, Elisa, dopo avergli chiesto se aveva capito, lo abbraccia accarezzandolo con passione. Il cane, finito il sermone, si alza e si avvia per la sua strada seguito lentamente da Elisa.

Ritorno verso le mie occupazioni, con un sorriso indelebile disegnato dalla felicità di un padre di fronte alle bellezze della vita e spaesato dalle sue tante facce.

Un sorriso che fa difficoltà a sparire perchè ebbro di piacevoli circostanze, ma che in un istante si dissolve quando un rumore, forte e indistinto, mi catapulta nella perpetua sofferenza.

Ogni volta che vengo qui, in questo posto padrone del silenzio dove per macabre circostanze e per rispetto ai suoi abitanti, non è mai caldo, dove le vive sofferenze s’incontrano senza distinzione di ceto, ripenso a scorci di vita vissuta, a brani che mi coinvolgono con materiale realtà: una estenuante rincorsa psicologica sul perchè di tutto questo.

Elisa ha vissuto cinque anni, una goccia di vita.

In questo giardino, perfetto nelle sue geometrie, Elisa riposa nella terra e sulla sua lapide c’è sempre un fiore giallo, il suo colore preferito.


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