Il simbolo di Claudio Tonelli

IL SITO DI CLAUDIO TONELLI

Calma apparente


Ora sono calmo, mi sento tranquillo.

Macché, in realtà non lo sono. Cioè mi sento bene per una cosa ma mi sento male per un'altra. Sono un po' in confusione.

Sono entrato in un labirinto. La via giusta la può scegliere solo il mio cuore.

E io avrei già deciso.

Ma come vuole la tradizione, ogni buon labirinto ha i suoi trabocchetti, botole segrete, passaggi ingannevoli, perfidi cunicoli che hanno come unico scopo la sofferenza.

Cammino con passi lenti e malfermi, sto prendendo la strada scelta ma dopo pochi metri mi fermo. Ho già un spettro che mi gira attorno ridendo per la mia cecità. Volteggia intorno al mio viso, quasi volesse farsi riconoscere. Ora lo riconosco, è lo scempio dell'inganno, è l'idolo della primaria sofferenza di lei.

Si avvicina per toccarmi per poi allontanarsi velocemente, canticchiando "tanto tornerò, tanto tornerò, è solo questione di tempo". Sono affannato, non riesco ad evitarlo, mi giro di scatto per sorprenderlo, ma non c'è niente da fare, in questo momento è più forte di me. Sta giocando sui sentimenti e io, ora, mi sento debole, combattuto dalle paure di un futuro incerto che potrebbe riservare gioie, ma forse anche molte sofferenze, e io sono stanco di soffrire.

Trovo una panchina e mi siedo con la testa tra le mani.

E' un momento di fantasia o di realtà, quello che sta succedendo. Ma il desiderio di abbracciarla e di baciarla non è finzione, la voglia di sentire le sue labbra morbide che teneramente baciano il mio viso e la sensazione di sentire il suo cuore vicino al mio in un unico battito, ripetuto, sempre assieme e mai lontano, non è fittizio. Il mio sentimento, lo sento, è vero.

Alzo il capo e guardo il cielo, cercando forse un conforto ai miei timori, Ma vedo solo l'azzurro, il suo colore preferito, e nessuna risposta.

Stancamente cerco di riprendere il cammino, ma già dal primo passo altre visioni oscurano la mia strada.

Vedo quattro occhi che le lacrime hanno reso lucidi. I bei visini di due creature innocenti, ignare delle malvagità della vita. Mi fissano con insistenza, cerco di avvicinarmi, ma loro indietreggiano. Mi inginocchio con i palmi delle mani bene in vista per far capire la mia benevolenza e la voglia di un abbraccio, ma la risposta è la loro fuga precipitosa, e in un attimo spariscono all'interno del labirinto.

Sono ancora fermo vicino alla panchina.

Non posso tradire le emozioni, la strada è ancora lunga. Faccio un lungo respiro, trattengo a stento una lacrima e cerco un po' di falsa serenità. Non devo far vedere niente agli altri, così cerco un po' di calma, quella che cela l'infermo e la disperazione, quella che si chiama calma apparente.

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