Il simbolo di Claudio Tonelli

IL SITO DI CLAUDIO TONELLI

Immagine della copertina del racconto Caduti nell'olio di Claudio Tonelli

Caduti nell'olio

(anagramma di Claudio Tonelli)


Stavo passeggiando nel centro della città con il naso all'insù e le mani dietro la schiena. Quando avevo tempo mi divertivo a gironzolare per le sue vie e scoprire piccoli angoli caratteristici e ad ammirare i suoi edifici che per quanto normali potessero essere avevano sempre qualche particolare da notare. Insomma, mi piaceva fare il turista nella mia città.

E fu così che, mentre ero assorto a guardare un campanile, senti un forte rumore seguito da un vociare insistente e calunnioso.

La scena che si presentò ai miei occhi fu semplicemente comica. Lui, un uomo grosso e ben vestito sotto, e Lei, una ragazza minuta in jeans e maglietta, sopra. Si, si proprio come in quei film americani degli anni sessanta, dove gag come questa erano più volte ripetute e rese ironiche per evitare di colpire il pudore bigotto degli States.

E la cosa buffa era che lei, sopra, strillava come una matta dando piccoli pugni a ripetizione sul petto di lui che in qualche modo cercava di calmarla usando parole espresse con una dolcezza commovente e non badando ai colpi che stava ricevendo dalla furia bionda.

“Bastardo pervertito grandissimo figlio di puttana, solo perché sono una donna pensi che non possa difendermi, sottospecie di invertebrato strisciante ......”

“Ma signorina, per cortesia, si calmi, siamo nel centro della città, in mezzo a tanta gente, cosa pensa che avessi voluto fare, si sta sbagliando.....”

Urlando ancora più forte “Stronzo di merda io ti distruggo ti mando all'inferno, ti riduco in poltiglia, ti spello vivo e con la tua pelle ci asciugo l'auto......”

“Su, su per favore siamo solo caduti nell'olio....”

Nel frattempo si era radunato un bel gruppetto di gente che, divertita, si lasciava andare a ogni tipo di commento: “violentarla in mezzo alla strada, non c'è più religione”, “una donna che violenta un uomo, mah dove andremo a finire”, “farlo in mezzo alla strada e a quell'età, proprio affamato il tipo”.

Dopo i primi minuti di smarrimento misto a stupore, decisi di rendermi partecipe a quella strana unione intervenendo per sedare quella buffa rissa.

La belva, cioè la bionda, non riusciva a darsi pace e continuava ad attaccare verbalmente l'uomo fino a  che cominciò a tossire per il gran urlare e se ne andò imprecando in una qualche lingua strana.

Lui, rialzatosi con calma, cercò di sistemarsi il vestito, richiuse la sua 24 ore,  mi ringraziò per l'aiuto e si scusò con tutti gli altri per l'involontaria sceneggiata che sarebbe passata di bocca in bocca nei prossimi giorni fino a diventare una rissa tra trenta persone con qualche morto.

E mi offrì un caffè. Mi chiese se potevo tenergli compagnia per una decina di minuti, tanto per riassestarsi un po'.

Vede – mi disse – io camminavo con passo veloce per quella strada, appoggiandomi  all'ombrello come se fosse un bastone. Ad un certo punto sento che i miei piedi cominciano a scivolare in avanti e istintivamente agito le braccia per ristabilire l'equilibrio. Involontariamente, a causa del mio goffo movimento,  il mio ombrello aggancia la gamba della ragazza davanti a me che, con istinto felino, si gira e mi scivola rovinosamente addosso compiendo un mezzo salto per la leva dell'ombrello.-

- Ora, io so che certe cose possono capitare, ma non capisco perché vi sia una concentrazione di sfiga contro di me.

-La scorsa settimana sono andato al lavoro con la moto e una mia collega mi ha chiesto se, durante la pausa per il pranzo, la portavo a fare un giro. Non chiedevo altro. Sai, lei è una ragazza dolce, carina direi delicata, sia nel comportamento che nell'atteggiamento, e questa richiesta mi ha messo un po' in agitazione. Glielo  confesso, per tutta la mattinata, non ho fatto altro che pensare a quando quella benedetta campanella avesse dato il via al mio appuntamento. E così arriva il momento. Emozionato come pochi, parto con lei, dandole delle informazioni tecniche per dimostrare la mia sapienza sui motori che, essendo molto scarsa, avrà prodotto l'effetto contrario. E così curva dopo curva, marcia dopo marcia, procediamo spediti verso strade alberate contornate da campi di grano e da papaveri rossi. Quando, in un momento di eccessiva sicurezza, mi volto verso di lei e .......zzszzssssuhhmmmmm, scivoliamo a terra come pattini sul ghiaccio. E devo dire che forse l'avevo definita troppo calma, la mia collega, perchè, forse per lo spavento, mi riempie di improperi e sferra un calcio alla moto e uno pure a me! Io la guardo con stupore e le dico: “ma siamo solo caduti nell'olio!”


-Ma non è finita qui.


Ancora, la settimana prima ho preso la mia mountain bike e, deciso a fare una bella faticata sulle strade ripide e sterrate, mi preparo di tutto punto. E così, via, parto,  aiutato da una cartina, inizio la mia piccola avventura. Sudato come uno che ha appena fatto la sauna, mi accingo finalmente a rilassarmi e a percorrere la tanto desiderata discesa. Al termine della stessa, la strada curvava leggermente a destra, lasciando sulla sinistra un prato con al centro una chiesetta.

-Lei non ci crederà, ma fino a quel momento tutto era andato bene ed ero soddisfatto delle sudate, delle faticate e delle pedalate. Quando, proprio al termine della discesa, la bike scivola e con forte velocità ci spostiamo verso la chiesa dalla quale (le sfighe non vengono mai sole) stavano uscendo i fedeli dalla funzione cattolica domenicale.

Beh, ho fatto strike! Se mi avesse visto un giocatore di bowling, mi avrebbe subito preso in squadra con lui. Nove persone uscite, nove persone abbattute! E alla faccia della bontà dei seguaci di Cristo, dovevi sentire che rosari mi stavano dicendo. Così ho guardato la bicicletta e le ho sussurrato: “ancora una volta siamo caduti nell'olio”.

Così questi sono solo alcuni dei miei racconti, ma potrei parlare per ore delle mie avventure. Beh si è fatto tardi, grazie per avermi ascoltato, lei è stato molto cordiale.-

Mi alzo. Sono un po' perplesso e istintivamente gli chiedo: “ma come si chiama?” lui mi fornisce il suo nome e cognome, ci penso un attimo e con sguardo interrogativo gli chiedo: “Ma  è proprio sicuro di non sapere perché lei e gli altri siete caduti nell'olio?”


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